Il Natale è l’unica cosa capitalista che si fa voler bene

Pur dicendolo con molta cautela, questo Natale sembra, e dico sembra, essere un Natale di ritorno alla normalità*. Oddio, definiamo normalità: la pandemia ha abbassato di netto la soglia di ciò che prima consideravamo normale. Quindi, già un fine anno senza bollettini allarmanti di contagi, vaccini e tamponi ci va più che bene. Poi c’è la guerra, l’inflazione, il riscaldamento climatico, ma prendiamoci una pausa, ci penseremo dopo le feste.

Tornando a vivere il Natale “come si faceva una volta” ho pensato al significato, rigorosamente pagano, di questa tradizione di cui ho sempre subito il fascino. Probabilmente c’è un mix di fattori. D’altronde è un periodo che coincide con le vacanze da scuola, le ferie dal lavoro, la nostalgia di quando si era bambini, le luminarie per strada, la malinconia di un anno che giunge al termine, il freddo e il tepore di casa quando si rientra dopo una lunga giornata fuori.

Una volta mi è stato chiesto perché mi piacesse così tanto il Natale e mi è venuto di getto replicare, senza pensarci troppo, “per il consumismo”. Devo dire che mi sono vergognato un po’ di questa riposta, però ho anche pensato si potesse fare un tentativo per contestualizzarla. Partiamo dalle basi. Cos’è il Natale da un punto di vista laico? Come si collega la tradizione religiosa cristiana della natività con l’abitudine di decorare un albero risalente forse ai tempi dei Celti o dei Vichinghi, e con un pasciuto uomo vestito di rosso che entra nei camini di tutto il mondo per lasciare doni, la cui immagine così come la conosciamo oggi venne popolarizzata dalle prime pubblicità di un secolo fa? Non è una novità nella storia umana costruire credenze o tradizioni sulla base di elementi decontestualizzati presi in prestito da altre culture, soppiantate da quella dominante negli infiniti cicli che attraversano le civilità. Il Natale moderno non ne è nient’altro che l’ennesimo esempio. La storia dell’essere tutti più buoni per ottenere doni, per quanto pigra possa sembrare, è in realtà una costante in tutto il folklore proto-natalizio.

Con questa litania moraleggiante sulla bontà e sullo spirito del Natale sono stati fatti i migliori film (o episodi di serie TV) a tema Natalizio, in particolare quelli di matrice americana, visto che negli Stati Uniti, patria dell’esagerazione, anche il Natale lo si vive sempre in grande stile. Infatti non c’è trama più scontata di quella di un film natalizio: persino nel Grinch, forse il tentativo più originale di descrivere il Natale, alla fine tutti finiscono col volersi bene. Ma il fatto è che ci sta. C’è da dire che, ogni tanto, questo modo melenso e stucchevole con cui si coltiva l’illusione che le cose andranno bene solo perché è Natale – perché a Natale non succede mai niente di male, è risaputo – è confortevole. Forse è davvero un tentativo, totalmente arbitrario, di prendersi una pausa dal malassere del mondo e accettare con più sportività lo scorrere del tempo, convenzionalmente fissato al 31 di ogni dicembre, dilatandolo oltremodo con pasti luculliani e socializzazioni più o meno forzate.

Così, tornando al consumismo, accettare di vivere secondo il manuale del Natale per poterne godere dei simbolici frutti richiede come corollario l’accettazione del proprio status di consumatore. Si acquistano decorazioni, maglioni e regali, ovviamente; si ascolta la musica, si guardano i film e gli spettacoli a tema; si va a sciare o alla ricerca del migliore mercatino. È il kit essenziale per aderire alla tradizione. E per questo è un consumismo buono, un accostamento che lascia perplessi come quando lo si diceva di Papa Wojtyla, il Papa buono.

Vi ho convinti? Sono sicuro di no. Ma perché continuare a versare inchiostro virtuale quando c’è stato qualcuno che è riuscito a far capire il Natale meglio di tutti in soli 4.38 minuti?

Aggiornamento del 22 dicembre:

Non so se essere preoccupato o affascinato dal fatto che qualcun’altro si faccia i miei stessi problemi su certi argomenti.

* Poco dopo aver scritto quest’articolo mi presi il covid.

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